venerdì 9 dicembre 2011

Profumo d'altri tempi





Sono coetanei, sono pensionati, sono collezionisti. Grazie alla loro passione, il collezionismo appunto, Gesualdo Adelfio e Francesco D’Attardi adesso stanno vivendo una seconda vita, anzi, una seconda giovinezza.

Sì, perché collezionare è un po’ tornare indietro nel tempo, è un po’ raccogliere tutto l’entusiasmo che gli anni giovanili regalano e farne tesoro, crescendo a poco a poco tutte le volte che si viene in possesso di un nuovo oggetto della propria passione.

Loro che si conoscono da pochi mesi e si sono incontrati quasi per caso grazie a Sebastiano Catalano, un mercante-scrittore, hanno alle spalle un vissuto diverso: biologo, ha lasciato da Direttore Generale l’Amap, l’azienda municipalizzata acquedotto di Palermo, Gesualdo Adelfio, mentre Franco D’Attardi, con una lau- rea in Giurisprudenza, ha lavorato come bancario.

Insieme, realizzando un vecchio sogno, hanno raccolto e unito il loro prezioso materiale e ne hanno fatto un libro.

E questa loro “avventura” ha il profumo del “patchouli”, delle fragranze di fiori esotici. Sì, perché il loro “gioiello” si chiama “Profumo d’altri tempi” ed è la raccolta dei calendarietti profumati tanto in voga negli anni compresi tra le ultime decadi del 1800 sino agli anni ’60 - ’70 in Italia, ma non solo.

Il libro, stampato presso la DPSItalia s.r.l. di Balestrate (in provincia di Palermo) per le edizioni Exlibris si presenta sotto una veste editoriale di pregevolissima fattura ed è lo scrigno in cui sono raccolte le immagini di un nutrito numero di calendarietti.

Altrimenti detti almanacchi perché veri e propri compendi di storia, cultura e quant’altro fosse illustrato in quei pochi fogli piegati a metà da un cordoncino di seta colorata e contenuti in bustine trasparenti, possono essere anche considerati prodotti pubblicitari “ante litteram”.

Infatti erano distribuiti o commissionati da barbieri, saloni di bellezza per signore, industrie di profumi e cosmetici, ma anche da giornali, case farmaceutiche, aziende produttrici di tessuti, telerie, case editrici e altro.

Li regalavano persino i porta- lettere e i garzoni dei barbieri alla loro clientela, ovviamente maschile, che li custodiva gelosamente nel proprio portafogli per andarvi a sbirciare, in solitudine, e assaporarne tutto il profumo e il gusto di proibito che trasudava da ogni foglietto, fortunato custode di immagini “osé” o di ammiccanti e promettenti sguardi di donnine in abiti succinti e in pose provocanti.

Ma i primi, i più antichi, venivano donati alle signore, alle clienti delle profumerie, quelle che compravano le riviste femminili di moda e dalle pagine dei tabloid alle paginette dei calendarietti, apprendevano l’arte della seduzione da spendere poi nei salotti bene dove confrontarsi con le amiche-rivali, magari sul campo di un esclusivo profumo o di una eccentrica piegolina (pince) sul seno prorompente, affacciato ad una generosa scollatura, mimetizzata da un inutilmente casto pizzo sangallo.

Il libro, diviso in tematiche, inizia con la descrizione delle varie forme, delle varie tecniche usate per renderli sempre più interessanti, delle misure ridotte (4-6 x 6-9 cm) per borsetta, a quelli con la copertina lucida e attacco in chiodi di metallo.

Ci sono pure i commemorativi tra i quali non poteva mancare quello distribuito dalla società Ferro-China-Bisleri “liquore stomatico ricostituente” come si definiva, in occasione dell’Expo di Palermo del 1891-92.

È del 1900 “Ultimo anno del secolo XIX” come recita la sua copertina, quello stampato a Palermo dalla Tipografia Virzì.

Ed è dello stesso anno il calendarietto che pubblicizza il giornale “L’Ora”, che vide il suo primo numero in edicola il 22 aprile del 1900. Fondato ufficialmente dal marchese Carlo Starrabba di Rudinì, in realtà deteneva il maggior numero di quote societarie l’imprenditore Ignazio Florio, ebbe come primo direttore Vincenzo Morello che si firmava Rastignac e che potè leggere tra le sue pagine le prestigiose firme di Luigi Pirandello, Salvatore Di Giacomo, Giovanni Verga.

Il libro, dunque, è anche ricco di informazioni storiche, economiche, sociali che ne fanno un viatico indispensabile per percorrere il cammino, senz’altro affascinante, che attraversa parecchi decenni della storia d’Italia. È un raccontare in modo diverso i “loro” 150 anni dall’Unità d’Italia, attraverso la storia delle sue quotidianità, delle sue passioni, della sua arte, dei suoi personaggi illustri, della moda e del costume, senza mancare mai di sottolineare anche l’evolversi della veste tipografica degli almanacchi.

Sono davvero molte le pagine dedicate alle industrie di profumi e cosmetici tra i quali non possiamo dimenticare – si produce ancora e si esporta in tutto il mondo – l’essenza della ditta Zuma.

Nata nel 1943 a Palermo – ce ne fanno la storia D’Attardi e Adelfio – prende il nome dalle iniziali di Zurlo e Marinelli, i titolari e il loro profumo più diffuso e apprezzato era, e lo è ancora oggi, ottenuto dall’essenza degli agrumi della Conca d’oro, la zagara.

Anche per la Zuma il calendarietto era una fonte pubblicitaria insostituibile che intanto vedeva il passaggio dalle delicate e raffinate immagini Déco a quelle ammiccanti che suscitavano – grazie ad una semplice strizzati- na d’occhio – fantasie dal vago sapore erotico, affidato al fascino femminile.

Nelle pagine dedicate alle fragranze e alla cosmetica si può trovare la storia del profumo sin dalle sue origini e le illustrazioni, arricchite da didascalie - o meglio da brevi saggi – costituiscono una importante fonte di conoscenza delle vicende di molte aziende che un tempo vissero veri momenti di gloria nel campo della cosmesi, anche se oggi molte di loro non esistono più o sono state inglobate in altre più fortunate.

I capitoli dedicati al melodramma, vero baluardo della musica italiana nel mondo, ai suoi autori e alle operette, sono una vera e propria storia della musica attraverso le immagini e le parole. Una piccola enciclopedia che accompagnava la storia del teatro lirico italiano.

Le opere venivano raccontate in poche paginette che riportando alcune frasi del “libretto”, illustravano le scene più salienti e significative del dramma che in teatro poi vedeva la sua realizzazione scenica.

La casa discografica Ricordi spesso deteneva la proprietà dell’opera e divenne ben presto la più importante casa editrice musicale dell’Europa meridionale. Aveva una sede anche a Palermo.

Verdi, Mascagni, le loro opere, la loro vita illustrata in pagine di vera poesia, di un vero amore della conoscenza, di vera passione per un’arte tutta italiana e rappresentativa di un popolo e di un paese sempre ricco di grandi emozioni, di fantasia e di ricordi.

Come il cinema che non resistette, anch’esso, al fascino dei calendarietti, alla pubblicità attraverso immagini, poche parole ma essenziali perché il cinema va visto, non va raccontato. Come un libro: lo puoi sbirciare nel titolo di copertina, puoi vederne alcune scene illustrate nei foglietti chiusi tenuti insieme da un cordoncino di seta, puoi intuirne la trama ma deve essere sfogliato per intero.

Sono stati molti gli attori affascinati da questa capillare forma di pubblicità e tra questi non sono mancati Paola Borboni, Sophia Loren, Marcello Mastroianni.

Perfino una scrittrice, Matilde Serao, prestò il suo volto a un profumo, Venus, della casa Bertelli: era il 1931. L’anno precedente, il 1930 segna una data importante nella storia del costume italiano: in un calendarietto della Bertelli compare una donna “con abbigliamento audace, in cui si vede un seno nudo” – come scrivono gli autori.

Sfogliando le pagine di “Profumo d’altri tempi” sembra di percorrere un passato non molto lontano ma che fa ormai parte della memoria, della vita di quei fortunati che l’hanno vissuto in prima persona o che ne hanno sentito almeno parlare.

E ci piace raccontarlo, questo passato, attraverso le parole di Franco D’Attardi che dà così una diretta testimonianza del suo “incipit” a diventare collezionista di almanacchi.

“Si provava un’impressione piacevole, di leggera eccitazione, di natura voluttuosa, prodotta dalle essenze odorose più comunemente usate: la violetta, il gelsomino, l’eliotropio, il mughetto, la reseda, la gaggia, patchouli... Tutti profumi di carattere languido, squisitamente femminili, leggermente lussuriosi.

Quelli che i barbieri, a Natale, omaggiavano ai clienti venivano custoditi nel portafoglio o tra le pagine di un libro riposto nell’angolo più segreto della libreria.

.....Dopo trent’anni ho ritrovato, tra le pagine di una vecchia antologia, un calendarietto del 1962 dal profumo d’altri tempi da sembrare l’anima di un odore...quasi una reliquia.

L’ho tenuto a lungo tra le mani, ho avuto la sensazione che la figura di Abbe Lane si muovesse, come se l’anima fosse rimasta dentro...Poi, quando mi sono messo a carezzarla, un bisogno di possesso si è impadronito di me, bisogno dapprima dolce, quasi timido, man mano crescente, violento, irresistibile...”


http://www.italoamericano.com/sicilia/profumo_d_altri_tempi.htm

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