venerdì 20 agosto 2010

Mondadori salvata dal Fisco: scandalo "ad aziendam" per il Cavaliere


La somma dovuta dall'azienda editoriale: 173 milioni, più imposte, interessi, indennità di mora e sanzioni. Una norma che si somma ai 36 provvedimenti "ad personam" fatti licenziare alle Camere dal premier. Segrate è difesa al meglio: i suoi interessi li cura lo studio tributario di Giulio Tremonti, nel '91 non ancora ministro. Marina Berlusconi mette da parte 8,6 milioni, in attesa delle integrazioni al decreto. Che puntualmente arrivano

di MASSIMO GIANNINI (La Repubblica, 19 agosto 2010)

Sotto i nostri occhi, distolti dalla Parentopoli privata di Gianfranco Fini usata come arma di distruzione politica e di distrazione di massa, sta passando uno scandalo pubblico che non stiamo vedendo. Questo scandalo si chiama Mondadori. Il colosso editoriale di Segrate - di cui il premier Berlusconi è "mero proprietario" e la figlia Marina è presidente - doveva al Fisco la bellezza di 400 miliardi di vecchie lire, per una controversia iniziata nel '91. Grazie al decreto numero 40, approvato dal governo il 25 marzo e convertito in legge il 22 maggio, potrà chiudere la maxi-vertenza pagando un mini-tributo: non i 350 milioni di euro previsti (tra mancati versamenti d'imposta, sanzioni e interessi) ma solo 8,6. E amici come prima.

Un "condono riservato". Meglio ancora, una legge "ad aziendam". Che si somma alle 36 leggi "ad personam" volute e fatte licenziare dalle Camere dal Cavaliere, in questi tumultuosi quindici anni di avventurismo politico. Repubblica ha già dato la notizia, in splendida solitudine, l'11 agosto scorso. Ma ora che il centrodestra discute di una "questione morale" al suo interno, ora che la propaganda di regime costruisce teoremi assolutori sul "così fan tutti" e la macchina del fango istruisce dossier avvelenati sulle compravendite immobiliari, è utile tornarci su. E raccontare fin dall'inizio la storia, che descrive meglio di ogni altra l'enormità del conflitto di interessi del premier, il micidiale intreccio tra funzioni pubbliche e affari privati, l'uso personale del potere esecutivo e l'abuso politico sul potere legislativo.

Il prologo: paura a Segrate

La vicenda inizia nel 1991, quando il marchio Mondadori, da poco entrato nell'orbita berlusconiana, decide di varare una vasta riorganizzazione nelle province dell'impero. Scatta una fusione infragruppo tra la stessa Arnoldo Mondadori Editore e la Arnoldo Mondadori Editore Finanziaria (Amef). Operazioni molto in voga, soprattutto all'epoca, per nascondere plusvalenze e pagare meno tasse. Il Fisco se ne accorge, scattano gli accertamenti, e le Finanze chiedono inizialmente 200 miliardi di imposte da versare. L'azienda ricorre e si apre il solito, lunghissimo contenzioso. Da allora, la Mondadori vince i due round iniziali, davanti alle Commissioni tributarie di primo e di secondo grado. È assistita al meglio: i suoi interessi fiscali li cura, in aula, lo studio tributario di Giulio Tremonti, nel 1991 non ancora ministro delle Finanze (lo diventerà nel '94, con il primo governo Berlusconi). Nell'autunno del 2008 l'Agenzia delle Entrate presenta il suo ricorso in terzo grado, alla Cassazione. Nel frattempo la somma dovuta dall'azienda editoriale del presidente del Consiglio è lievitata: 173 milioni di euro di imposte dovute, alle quali si devono aggiungere gli interessi, le indennità di mora e le eventuali sanzioni. Il totale fa 350 milioni di euro, appunto.

Se la Suprema Corte accogliesse il ricorso, per Segrate sarebbe un salasso pesantissimo. Soprattutto in una fase di crisi drammatica per il mercato editoriale, affogato quanto e più di altri settori dalla "tempesta perfetta" dei mutui subprime che dal 2007 in poi sommerge l'economia del pianeta. Così, nel silenzio che aleggia sull'intera vicenda e nel circuito perverso del berlusconismo che lega la famiglia naturale alla famiglia politica, scatta un piano con le relative contromisure. Che non sono aziendali, secondo il principio del liberalismo classico: mi difendo "nel" mercato, e non "dal" mercato. Ma normative, secondo il principio del liberismo berlusconiano: se dal mercato non mi posso difendere, cambio le leggi. Un "metodo" collaudato, ormai, che anche sul fronte dell'economia (come avviene da anni su quello della giustizia) esige il "salto di qualità": chiamando in causa la politica, mobilitando il partito del premier, militarizzando il Parlamento. Un "metodo" che, nel caso specifico, si tradurrà in tre tentativi successivi di piegare l'ordinamento generale in funzione di un vantaggio particolare. I primi due falliranno. Il terzo centrerà l'obiettivo.

Il primo tentativo: il "pacchetto giustizia"

Siamo all'inverno 2008. Nessuno sa nulla, del braccio di ferro che vede impegnate la Mondadori e l'Amministrazione Finanziaria. Nel frattempo, il 13 aprile dello stesso anno il Cavaliere ha stravinto le elezioni, è di nuovo capo del governo, e Tremonti, da "difensore" del colosso di Segrate in veste di tributarista, è diventato "accusatore" del gruppo, in veste di ministro dell'Economia. Può scattare il primo tentativo. E nessuno si insospettisce, quando nel mese di dicembre un altro ministro del Berlusconi Terzo, il guardasigilli Angelino Alfano, presenta il suo corposo "pacchetto giustizia" nel quale, insieme al processo breve e alla nuova disciplina delle intercettazioni telefoniche, compare anche la cosiddetta "definizione agevolata delle liti tributarie". Una norma stringatissima: prevede che nelle controversie fiscali nelle quali abbia avuto una sentenza favorevole, in primo e in secondo grado, il contribuente può estinguere la pendenza, senza aspettare l'eventuale pronuncia successiva in terzo grado (cioè la Cassazione) versando all'erario il 5% del dovuto. È un piccolo "colpo di spugna", senz'altro. Ma è l'ennesimo, e sembra rientrare nella logica delle sanatorie generalizzate, delle quali i governi di centrodestra sono da sempre paladini. In realtà, è esattamente il "condono riservato" che serve alla Mondadori.

L'operazione non riesce. Il treno del "pacchetto giustizia", che veicola la pillola avvelenata di quello che poi sarà ribattezzato il "Lodo Cassazione", non parte. La dura reazione del Quirinale, dei magistrati e dell'opposizione, sia sul processo breve che sulle intercettazioni, costringe Alfano allo stop. "Il pacchetto giustizia è rinviato al prossimo anno", dichiara il Guardasigilli alla vigilia di Natale. Così si blocca anche la "leggina" salva-Mondadori. Ma dietro le quinte, nei primi mesi del 2009, non si blocca il lavoro dell'inner circle del presidente del Consiglio. Il tempo stringe: la Cassazione ha già fissato l'udienza per il 28 ottobre 2009, di fronte alla sezione tributaria, per discutere della controversia fiscale tra l'Agenzia delle Entrate e l'azienda di Segrate. Così scatta il secondo tentativo. In autunno si discute alla Camera la Legge Finanziaria per il 2010. È il secondo "treno" in partenza, e per chi lavora a tutelare gli affari del premier è da prendere al volo.

Il secondo tentativo: la Finanziaria

Giusto alla vigilia dell'udienza davanti alla sezione tributaria della Suprema Corte, presieduta da un magistrato notoriamente inflessibile come Enrico Altieri, accadono due fatti. Il primo fatto accade al "Palazzaccio" di Piazza Cavour: il 27 ottobre il presidente della Cassazione Vincenzo Carbone (che poi risulterà pesantemente coinvolto nello scandalo della cosiddetta P3) decide a sorpresa di togliere la causa Agenzia delle Entrate/Mondadori alla sezione tributaria, e di affidarla alle Sezioni Unite come richiesto dagli avvocati di Segrate, con l'ovvio slittamento dei tempi in cui verrà discussa. Il secondo fatto accade a Montecitorio: il 29 ottobre, in piena notte, il presidente della Commissione Bilancio Antonio Azzolini, ovviamente del Pdl, trasmette alla Camera il testo di due emendamenti alla Finanziaria. Il primo innalza da 75 a 78 anni l'età di pensionamento per i magistrati della Cassazione (Carbone, il presidente che due giorni prima ha deciso di attribuire la causa Mondadori alle Sezioni Unite, sta per compiere proprio 75 anni, e quindi dovrebbe lasciare il servizio di lì a poco). Il secondo riproduce testualmente la "definizione agevolata delle liti tributarie" già prevista un anno prima dal "pacchetto giustizia" di Alfano. È di nuovo la legge "ad aziendam", che stavolta, con la corsia preferenziale della manovra economica, non può non arrivare al traguardo.

Ma anche questo secondo tentativo fallisce. Stavolta, a bloccarlo, è Gianfranco Fini. La mattina del 30 ottobre, cioè poche ore dopo il blitz notturno di Azzolini, il relatore alla Finanziaria Maurizio Sala (ex An) avverte il presidente della Camera: "Leggiti questo emendamento che consente a chi è in causa con il Fisco e ha avuto ragione in primo e in secondo grado di evitare la Cassazione pagando un obolo del 5%: c'è del marcio in Danimarca...". Fini legge, e capisce tutto. È l'emendamento salva-Mondadori, con la manovra non c'entra nulla, e non può passare. La norma salta ancora una volta. E non a caso, proprio in quella fase, cominciano a crescere le tensioni politiche tra Berlusconi e Fini, che due anni dopo porteranno alla rottura. Ma crescono anche le preoccupazioni di Marina sull'andamento dei conti di Segrate. Per questo il premier e i suoi uomini non demordono, e di lì a poco tornano all'attacco. Scatta il terzo tentativo. Siamo ai primi mesi del 2010, e sui binari di Palazzo Chigi c'è un terzo "treno" pronto a partire. Il 25 marzo il governo vara il decreto legge numero 40. È il cosiddetto "decreto incentivi", un provvedimento monstre, dove l'esecutivo infila di tutto. Durante l'iter di conversione, il Parlamento completa l'opera. Il 28 aprile, ancora una volta durante una seduta notturna, un altro parlamentare del Pdl, Alessandro Pagano, ripete il blitz, e ripresenta un emendamento con la norma salva-Mondadori.

Il terzo tentativo: il "decreto incentivi"

Stavolta, finalmente, l'operazione riesce. Il 22 maggio le Camere convertono definitivamente il decreto. All'articolo 3, relativo alla "rapida definizione delle controversie tributarie pendenti da oltre 10 anni e per le quali l'Amministrazione Finanziaria è risultata soccombente nei primi due gradi di giudizio", il comma 2 bis traduce in legge la norma "ad aziendam": "Il contribuente può estinguere la controversia pagando un importo pari al 5% del suo valore (riferito alle sole imposte oggetto di contestazione, in primo grado, senza tener conto degli interessi, delle indennità di mora e delle eventuali sanzioni)". E pazienza se il presidente della Repubblica Napolitano, poco dopo, sul "decreto incentivi" invia alle Camere un messaggio per esprimere "dubbi in ordine alla sussistenza dei presupposti di straordinaria necessità ed urgenza, per alcune nuove disposizioni introdotte, con emendamento, nel corso del dibattito parlamentare". E pazienza se la critica del Quirinale riguarda proprio quell'articolo 3, comma 2 bis. Ormai il gioco è fatto. Il colosso editoriale di proprietà del presidente del Consiglio è sostanzialmente salvo. Per consentire alla Mondadori di chiudere definitivamente i conti con il Fisco manca ancora un banale dettaglio, che rende necessario un ultimo passaggio parlamentare. Il decreto 40 non ha precisato che, per considerare concluso a tutti gli effetti il contenzioso, occorre la certificazione da parte dell'Amministrazione Finanziaria.

Per questo, nel bilancio semestrale 2010 del gruppo di Segrate, presentato il 30 giugno scorso, Marina Berlusconi fa accantonare "8.653 migliaia di euro relativi al versamento dell'importo previsto dal decreto legge 25 marzo 2010, numero 40" sulla "chiusura delle liti pendenti", e fa scrivere, a pagina 61, al capitolo "Altre attività correnti": "Pur nella convinzione della correttezza del proprio operato, e con l'obiettivo di non esporre la società a una situazione di incertezza ulteriore, sono state attuate le attività preparatorie rispetto al procedimento sopra richiamato. In particolare si è proceduto all'effettuazione del versamento sopra richiamato. Nelle more della definizione del quadro normativo, a fronte dell'introduzione di specifiche attestazioni da parte dell'Amministrazione Finanziaria previste nelle ultime modifiche al decreto, e tenuto anche conto del fatto che gli atti necessari per il perfezionamento del procedimento e l'acquisizione dei relativi effetti non sono stati ancora completati, la società ha ritenuto di iscrivere l'importo anticipato nella posta in esame...". Ricapitolando: la Mondadori mette da parte poco più di 8,6 milioni di euro, cioè il 5% dei 173 che avrebbe dovuto al Fisco (al netto di sanzioni e interessi), in attesa di considerare perfezionato il versamento al Fisco in base alle ultime integrazioni al decreto che saranno effettuate in Parlamento. E le integrazioni arrivano puntuali, alla Camera, il 7 luglio: nella manovra 2011 il relatore Antonio Azzolini (ancora lui) inserisce l'emendamento finale: "L'avvenuto pagamento estingue il giudizio a seguito dell'attestazione degli uffici dell'Amministrazione Finanziaria comprovanti la regolarità dell'istanza e il pagamento integrale di quanto dovuto". Ci siamo: ora il "delitto" è davvero perfetto. La Mondadori può pagare pochi spiccioli, e chiudere in gloria e per sempre la guerra con l'Erario, che a sua volta gliene da atto rilasciandogli regolare "quietanza".

L'epilogo: una nazione "ad personam"?

Sembra un romanzaccio di fanta-finanza o di fanta-politica. È invece la pura e semplice cronaca di un pasticciaccio di regime. Nel quale tutto è vero, tutto torna e tutto si tiene. Stavolta Berlusconi non può dire "non mi occupo degli affari delle mie aziende": non è forse vero che il 3 dicembre 2009 (come riportato testualmente dalle intercettazioni dell'inchiesta di Trani) nel pieno del secondo tentativo di far passare la legge "ad aziendam" dice al telefono al commissario dell'Agcom Giancarlo Innocenzi "è una cosa pazzesca, ho il fisco che mi chiede 900 milioni... De Benedetti che me li chiede ma ha già avuto una sentenza a favore, 750 milioni, pensa te, e mia moglie che mi chiede 90 miliardi delle vecchie lire all'anno... sono messo bene, no?". Stavolta Berlusconi non può dire che Carboni, Martino e Lombardi sono solo "quattro sfigati in pensione": non è forse vero che nelle 15 mila pagine dell'inchiesta delle procure sulla cosiddetta P3 la parola "Mondadori" ricorre 430 volte (insieme alle 27 in cui si ripete la parola "Cesare") e che nella frenetica attività della rete criminale creata per condizionare i magistrati nell'interesse del premier sono finiti sia il presidente della Cassazione Carbone (cui come abbiamo visto spettava il compito di dirottare alle Sezioni Unite la vertenza Mondadori-Agenzia delle Entrate) sia il presidente dell'Avvocatura dello Stato Oscar Fiumara (cui competeva il necessario via libera a quel "dirottamento"?).

È tutto agli atti. Una sola domanda: di fronte a un simile sfregio delle norme del diritto, un simile spregio dei principi del mercato e un simile spreco di denaro pubblico, ci si chiede come possano tacere le istituzioni, le forze politiche, le Confindustrie, gli organi di informazione. Possibile che "ad personam", o "ad aziendam", sia ormai diventata un'intera nazione?

LIBRI: ESCE IN FRANCIA IL BREVIARIO DELL'ORGASMO FEMMINILE


(ANSA) - PARIGI, 19 AGO - Il 61% delle donne francesi e belghe simula l'orgasmo, e molte di loro hanno ancora numerose lacune nella conoscenza delle proprie zone erogene. Lo rivela 'Le secret des femmes. Voyage au coeur du plaisir et de la jouissance', un breviario dell'orgasmo femminile che unisce testimonianze, sondaggi e un manuale con i segreti e i meccanismi del piacere, in uscita in Francia la prossima settimana per le edizioni Odile Jacob. Il settimanale Le Nouvel Observateur gli dedica la copertina e un ampio servizio interno in cui pubblica qualche estratto.
Secondo gli autori, la giornalista scientifica Elisa Brune e il dottor Yves Ferroul, 'fin dall'antichita' in certe tradizioni orientali o nelle popolazioni primitive l'orgasmo femminile era incoraggiato. In Occidente invece e' sempre stato visto con sospetto'. Il loro libro vuole sfidare i tabu': 'Molte donne fanno ancora fatica ha raggiungere l'orgasmo - spiegano -: pensano per luoghi comuni e non si conoscono'.
Il libro comincia dalla storia, per poi passare alle 'istruzioni per l'uso', quindi alle testimonianze delle 314 donne che hanno risposto a 50 domande messe in rete dagli autori e che sono servite come base per il sondaggio. (ANSA).

PATRIZIA D'ADDARIO, ALLA RIBALTA DOPO NOTTE CON PREMIER/ANSA

PER ESCORT BARESE FAMA E LIBRI, MA ANCHE DENUNCE E GUAI (ANSA) - ROMA, 19 AGO - Si torna a parlare di Patrizia D'Addario, l'escort barese che ha guadagnato notorieta' mondiale l'estate scorsa dopo il racconto di una notte passata a Palazzo Grazioli con il premier Silvio Berlusconi. Questa volta la donna ha denunciato un tentativo di violenza sessuale.
La 'bomba' D'Addario scoppia nel giugno dello scorso anno. La procura di Bari ha aperto un'inchiesta su un giovane imprenditore nel campo della sanita', Giampaolo Tarantini, intercettato mentre parlava di un giro di squillo che avrebbe inviato nelle residenze di Berlusconi. Tra le donne ascoltate dalla procura c'e' proprio l'escort barese, alta, bionda, 42 anni, una figlia quindicenne. Un passato di piccolo cabotaggio nel sottobosco dello spettacolo. E un tentativo recente di buttarsi in politica grazie all'illustre nuova conoscenza.
Depennata pero' dalle liste delle candidature europee del Pdl a seguito dello scandalo delle 'veline', trova posto nel listino 'La Puglia prima di tutto' al Comune di Bari. Ma raccoglie pochissimi voti e decide di raccontare la sua verita' al Corriere della sera.
D'Addario in seguito non si limita al racconto, con dovizia di particolari (dal 'lettone di Putin' alle 'docce') della notte passata con Berlusconi: era quella dell'elezione di Barack Obama alle presidenziali Usa. Fornisce anche l'audio di alcuni colloqui con il premier registrati in quell'occasione all'insaputa di quest'ultimo. E' il caso che ha tenuto banco per tutta l'estate del 2009. Una celebrita' e' nata: interviste a giornali e televisioni di tutto il mondo, tournee' all'estero, apparizioni ben pagate in discoteche e locali. Ed anche un libro dal titolo birichino - 'Gradisca, presidente' - e dal sottotitolo gradasso: 'Tutta la verita' della escort piu' famosa al mondo'. Non poteva naturalmente mancare il sito internet, in italiano ed in inglese, in cui si spiega che e' possibile richiedere la disponibilita' della donna 'per ospitate, interventi televisivi o come testimonial. Ha pronto uno show di 10 minuti nel quale canta un suo nuovissimo brano dance e si esibisce in un numero di illusionismo'.
Tra un libro ed un disco, tra un'intervista ed un'ospitata, in questi anni anni Patrizia D'Addario e' stata praticamente di casa nelle procure: tante le denunce fatte e anche subite. Deve, tra l'altro, rispondere di minacce a pubblici ufficiali, calunnia e rifiuto di fornire indicazioni sulla propria identita' personale: tento' infatti di impedire a due agenti di polizia a rimozione forzata della sua auto parcheggiata in sosta vietata in una centralissima via di Bari.
Prima di oggi, l'ultima apparizione pubblica rilevante della escort-scrittrice-cantante risale allo scorso 1 luglio: era in piazza Navona alla manifestazione indetta dalla Fnsi contro il ddl sulle intercettazioni, la cosiddetta legge-bavaglio. In quell'occasione annuncio' l'uscita di un nuovo libro con 'altre verita''. La storia, non c'e' da dubitare, continua. (ANSA).

NE 19-AGO-10 18:56 NNNN


LETTERATURA: MORTO EFRAIM SEVELA, SCRITTORE RUSSO-ISRAELIANO =

(AGI/AFP) - Mosca, 19 ago. - E' morto all'eta' di 82 anni Efraim Sevela, lo scrittore, regista e sceneggiatore russo-israeliano che nel 1971 partecipo' all'occupazione del Soviet supremo di Mosca. Nato in Bielorussia, Efim Drabkin (questo il suo vero nome) negli anni '70 emigro' in Israele dove partecipo' alla Guerra del 1973, ma in seguito fu accusato di essere un nemico del popolo ebraico. Durante la perestrojka torno' in Russia e diresse alcuni film di successo come "Notturno di Chopin". Tra i suoi libri, "Leggende di Via degli invalidi". (AGI) Sar 192153 AGO 10

Apc-Scuola/ Caro libri,Codacons avvia servizio testi gratis internet

Sito associazione fa da filtro per scambio o regalo volumi usati

Roma, 20 ago. (Apcom) - Torna su internet l'iniziativa del Codacons per combattere il caro-libri: collegandosi al sito "Libri gratis" (www.codacons.net/librigratis) gli studenti hanno la possibilità di comunicare, anche se non si conoscono e distanti tra loro, scambiando o regalando libri di testo usati.
Il servizio potrebbe rivelarsi molto utile alle famiglie, anche in virtù degli aumenti del 5% annunciati ieri dalla Federconsumatori, che alle superiori avrebbero portato la spesa media a 468 euro a studente.

"Chiunque in tutta Italia possieda un testo scolastico e sia intenzionato a regalarlo o a scambiarlo con un altro libro - si legge nel sito Codacons - può accedere gratuitamente a questo servizio specificando il testo che si intende cedere (titolo, autore, edizione, ecc.), eventuali libri ricercati per scambio, e lasciando i propri riferimenti. In tal modo sarà possibile creare una rete dove i cittadini autonomamente potranno contattarsi e scambiare libri di testo, risparmiando notevolmente in vista del nuovo anno scolastico".

Secondo l'associazione la procedura di scambio dei libri di testo tramite internet sarebbe avallata anche dalle direttive più recenti che regolano la materia. "L'attuale normativa - sostiene l'associazione pro-consumatori - prevede che già dall'anno scolastico 2008/2009 gli studenti hanno diritto a scaricare gratis da internet i libri on-line, laddove un testo si trovi legalmente su internet, lo studente può farne copia gratis.
Fintanto che dal governo non arriva una risposta chiara su cosa prevede questa normativa procediamo a servire gli interessi della gente senza piegarci alle intimidazioni degli editori e nel futuro segnaleremo ai cittadini dove si trovano pubblicati libri on-line". L'unica raccomandazione del Codacons, a studenti o genitori che `scaricano' tramite il sito i libri scolastici, è "di pagare i diritti di autore se previsti dalla legge".

Sulla materia è intervenuto pure il Miur, con la circolare n. 16 del 10.02.09, nella quale è stato specificato che `gli studenti accedono ai testi disponibili tramite internet, gratuitamente o dietro pagamento a seconda dei casi previsti dalla normativa vigente.' Viale Trastevere ha inoltre inserito alcuni vincoli cui attenersi per la scelta dei libri di testo da parte del collegio dei docenti: "si tratta - ha specificato l'organismo di tutela dei consumatori - della progressiva transizione ai libri di testo on line o in versione mista in relazione alla disponibilità di proposte editoriali".

Negli anni passati l'iniziativa del Codacons ha trovato l'opposizione delle case editrici: la Mondadori e l'Associazione italiana editori, in particolare, hanno inviato delle diffide all'associazione. In quella prodotta dal legale dell'Aie, si sottolineava "l'illiceità, in sede sia civile che penale, della riproduzione e messa a disposizione del pubblico delle opere protette dal diritto d'autore, in assenza di specifica autorizzazione da parte dell'avente diritto".

Alg

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