Si trovava in Svizzera Gogol ma
non partiva, indugiava nell’intraprendere il viaggio che l’avrebbe portato a
Roma. Forse lo scrittore era poco attratto dalla città eterna? O forse l’averla
già vista e visitata una volta gli era stato più che sufficiente? No,
assolutamente: in Svizzera si era trattenuto più del previsto solo a causa del
colera ma non vedeva l’ora di partire per Roma, per l’Italia che definirà «la
patria della mia anima, lì ha vissuto la mia anima ancora prima che nascessi».
Come sottolinea Davide Romano in questo
libro che indaga sullo sconfinato e perpetuo tema dei rapporti italo-russi
nella storia e nella cultura, Gogol ritrovava nelle vocianti vie trasteverine quell’atmosfera
da vertep ucraino della sua
giovinezza. Un altro russo che visse a Roma (e conobbe bene Gogol) fu il pittore
Ivanov, acuto osservatore della realtà romana con una sensibilità etnografica ben
resa da “Festa d’ottobre al Testaccio” e altre opere.
La presenza dei russi a Roma
rappresenta solo una parte dei significativi rapporti tra Russia e Italia:
assai importante ad esempio il viaggio di I. I. Čemodanov, l’incaricato
diplomatico che nel 1656 trascorse nove settimane tra Venezia, Bologna e Firenze
(ma anche Pisa e Livorno) aprendo la strada al successivo invio da parte dello
zar di una missione di ben ventinove rappresentanti, missione che gettò le basi
per importanti accordi commerciali con il granduca toscano. Il testo si spinge
fino ai giorni nostri concludendosi con il paragrafo “La tradizione e
l’immagine di oggi” sottolineando il ruolo delle traduzioni come mediatrici tra
le culture.
Davide Romano, “Bagnarsi di
sole, nutrirsi di arte. L’Italia vista dai russi”, Ex libris, 2015, pp. 64,
euro 10,00
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